Qualche settimana fa, di ritorno da Napoli per un weekend flash, leggevo in treno l’ultimo numero di AB – ABITARE il BAGNO, una delle riviste di arredo bagno a cui sono abbonata (ve ne parlerò).
Tra l’odore delle patatine dello studente spagnolo in InterRail e l’appassionante storia di una calabrese in trasferta (ascoltata per forza, dato il suo tono di voce maleducatamente alto) cercavo di concentrarmi sull’articolo dedicato al prossimo Cersaie 2014: interviste di chi ha scelto di partecipare o non partecipare al prossimo Salone Internazionale della Ceramica per l’architettura e dell’arredobagno. 16 aziende invitate a dire la loro su perché partecipare o perché non farlo. Riflessioni che effettivamente faccio anche io, che questa fiera la frequento dal 2006, e che oggi condivido con voi in attesa che arrivi il 22 settembre.
Cersaie 2014: 22-26 settembre
La fiera si terrà come ogni anno a Bologna (come minimo fino al 2017, secondo il comunicato stampa dell’ente fiera dello scorso gennaio) e da quest’anno si apre alla partecipazione di nuovi settori merceologici quali quelli legati al rivestimento di pavimenti e pareti, per interni ed esterni (es. marmo, pietre naturali e legno).
L’inserimento di questi settori dovrebbe aiutare a risollevare le sorti di questa manifestazione che negli ultimi anni ha perso più di qualche colpo, e l’articolo su AB cercava proprio di capire cosa pensano le aziende che hanno scelto di rinnovare la loro presenza e quelle che invece hanno deciso di abbandonare la nave.
Mi spiace moltissimo constatare che ogni anno il Cersaie perda presenze importanti del settore arredo bagno (da 358 produttori, quelli confermati a giugno 2014 pare siano 201, sempre secondo AB), e spero si faccia al più presto qualcosa per frenare il lento declino di un evento che resta comunque la prima manifestazione fieristica al mondo per partecipazione di aziende ceramiche (482 nell’ultima edizione) e dell’arredobagno (269) – dati ufficiali Cersaie.
Il mio Cersaie 2013
Chi resta…
Le aziende che hanno scelto di essere presenti anche nell’edizione 2014 ritengono che nonostante tutto il Cersaie abbia ancora molto da offrire, in particolare per la sua attrattiva nei confronti del mercato estero. Durante l’edizione 2013, delle 100.769 presenze registrate durante i 5 giorni, ben 46.535 erano straniere (in crescita del 4,2% rispetto a Cersaie 2012). Considerando che per moltissime aziende l’estero oggi rappresenta l’unica ancora di salvezza, il dato non è da sottovalutare.
Il Cersaie continua ad essere un’occasione di incontro con partner, clienti e fornitori, importante soprattutto per la sua settorialità. Nonostante questo, anche chi partecipa lo fa con qualche perplessità e la speranza che la prossima edizione non deluda, costringendo a prendere una decisione diversa per l’anno successivo.
… e chi lascia.
Tra le aziende che non saranno presenti al Cersaie 2014 ci sono coloro che hanno investito nell’ultimo Salone del Bagno, ritenendolo sempre più interessante per le loro strategie di marketing. Il successo di quest’ultimo e la scarsa affluenza nei padiglioni bolognesi dedicati all’arredo bagno sono a mio avviso due facce della stessa medaglia.
Le aziende sono scoraggiate dalla ridotta presenza dei rivenditori, che sono sempre meno attratti dal Cersaie… e sono sempre meno in termini assoluti (data la chiusura di tante piccole realtà e gruppi a causa della crisi).
Il fatto che la fiera sia annuale le costringe poi ad una lotta contro il tempo per la presentazione di prodotti e cataloghi nuovi, ma è impossibile sfornare novità ogni anno, soprattutto in una situazione di mercato così stagnante. In molti vorrebbero un Cersaie biennale per poter essere presenti su più fronti (magari anche su quello internazionale) in modo efficace e poter gestire gli investimenti in modo scaglionato. Il fatto è che però il settore delle piastrelle (quello trainante) ha dinamiche e tempi differenti, quindi non credo che la cosa sia fattibile.
Sarebbe ipotizzabile un Cersaie strutturato in modo differente che preveda la presenza annuale dei settori tecnici e un’edizione biennale dedicata invece all’arredo e ai complementi? Un po’ come il Salone del Mobile ospita il salone del bagno ogni 2 anni? Chissà.
La dispersività del polo fieristico, i problemi legati ai mezzi di trasporto (l’ultima volta che sono andata in treno ho perso 3 navette perché non si riusciva a salire, arrivando alle 11 in fiera) e la dislocazione (a volte senza senso) di alcuni stand nei padiglioni contribuiscono poi a peggiorare lo scenario. Quante volte ho fatto su e giù per visitare alcuni stand messi… a caso. Potessi avere la guida completa prima di arrivare in fiera potrei organizzare la visita ma ogni volta è un caos totale.
Senza contare i costi di trasporto, vitto e alloggio per tutto lo staff aziendale e i rappresentanti. Proporre delle formule agevolate per gli operatori sarebbe già una cosa intelligente per incoraggiare la partecipazione delle aziende. Sono anni che mi sento dire dai rappresentanti che i prezzi anche dei B&B più schifidi durante la fiera vanno alle stelle.
Un Cersaie dal futuro incerto (per l’arredo bagno)
Il mercato è cambiato, stavolta in modo irreversibile, le aziende rivedono gli obiettivi e soprattutto i mezzi per raggiungerli. Anni fa in fiera si stringevano accordi, si vendeva. Oggi si va per fare PR, presentare le novità – se e quando ci sono – e… dimostrare di essere ancora in piedi.
Ma fino a quando le aziende potranno sostenere costi così alti per questioni di immagine?
Dovendo purtroppo scegliere, oggi preferiscono investire sui punti vendita, sulla documentazione, o magari sul sito internet e sulla propria presenza web (poche aziende illuminate…). Come biasimarle?
Abbiamo la fiera più importante del settore qui in Italia e rischiamo di far scappare tutti all’ISH. Che senso ha? Anche la decisione di ampliare i settori merceologici… sì, ok. Ma perché non fare anche qualcosa per evitare che nomi importanti dell’arredo bagno abbandonino la fiera?
E il web?
Magari esagero ma credo ci sia qualcosina da migliorare.
Sito web non del tutto all’altezza (nonostante sia stato aggiornato), unica lingua alternativa è l’inglese (viste le ultime tendenze direi che sarebbe il caso di prevedere traduzioni in più lingue, tra cui cinese e russo), nessun link ai profili Facebook e Twitter (Perché? Peraltro su Twitter ho quasi più follower io che non sono nessuno; mi è parso un po’ strano per un evento di respiro internazionale)…
Sarò anche di parte, ma per me oggi è impensabile per qualsiasi tipo di attività non avere una presenza web efficace. Soprattutto se vuole competere con l’estero, che da questo punto di vista è avanti anni luce.
Insomma, una manifestazione che pare faccia fatica a reinventarsi, che non ha ancora trovato una sua dimensione sul web e da cui le aziende si aspettano ancora molto.
Io però nel Cersaie ci credo ancora e sono sicura che saprà trovare il modo di reinventarsi. Non possiamo permetterci di perdere l’evento internazionale più importante del settore o di veder crescere le fiere all’estero. Il Made in Italy ha ancora troppo da dire no?
Quindi vi do appuntamento lì e dico…
#dajeCersaie.
PS: il dono della sintesi, lo so.
8 risposte
Bel post Simona!
Quando ero bambino, per la nostra famiglia, il Cersaie era sinonimo di vacanza. Dalla Sardegna si prendeva il traghetto e su! a Bologna per tutta la settimana: Era occasione di incontri non solo con i fornitori che mio padre visitava per lavoro, ma anche di incontro con le famiglie dei trasportatori (che consegnavano in Sardegna) e dei rappresentanti emiliani. Giornate (e serate) fra Bologna, Sassuolo, Modena, Pavullo, Reggio, Fiorano, Casalgrande, con grandi scorpacciate di tortellini, tortelloni, gnocco fritto, tigelle col lardo 😛
Tutto questo aveva un senso quando per fare network, ci si doveva incontrare fisicamente. Ora i tempi sono alquanto diversi ed è molto più economico stabilire contatti e sviluppare il business on-line (telefono, mail, facebook)… Sono d’accordo con te che i siti lasciano molto a desiderare 🙁
Il moltiplicarsi di fiere, sopratutto a Milano e il disagio di raggiungere Bologna con le coincidenze hanno appannato l’evento.
Già da 15 anni si parla di farlo biennale . L’unico appunto che faccio, è riferito alle aziende di ceramica. E’ vero che ogni anno sono in grado di tirar fuori nuovi prodotti, ma di quei prodotti presentati in fiera si avranno le campionature dopo qualche mese e quindi ci sarà richiesta dal mercato dopo 6/8 mesi, a quel punto saranno già superate dalle novità.
Per il resto sono d’accordo con te, sarebbe un peccato lasciare spazio alle fiere estere perchè in Italia ci si fa concorrenza anche sulle esposizioni, costringendo a folli rincorse per gli stand migliori e trascurando la visibilità sui social e sul web in generale.
Ciao Fabrizio!
Che bei ricordi che hai!! Io purtroppo non mi sono mai potuta trattenere più di una giornata… ma mi piacerebbe.
Continuo a pensare che il Cersaie debba rimanere la fiera più importante del nostro settore! Grazie mille per il tuo commento 🙂
Ciao Simona, ti seguo da qualche mese, complimenti per il blog!
Leggevo questo post e, dato che ormai manca poco al Cersaie, mi chiedevo se avessi qualche aggiornamento per la prossima edizione!
Ma soprattutto, mi piacerebbe che tu mi spiegassi meglio questa affermazione “Io però nel Cersaie ci credo ancora e sono sicura che saprà trovare il modo di reinventarsi.”, esattamente, per te, il Cersiae, cosa dovrebbe fare? perchè io partecipo da oltre 15 anni e sinceramente non saprei rispondere!
ti ringrazio, un caro saluto
ciao, Marta
Ciao Marta! Qualcosa mi dice che ci conosciamo, per caso eri tu che commentavi il convegno #ilbagnointheworld?? 😀 Comunque la tua domanda mi mette alla prova, qualche idea ce l’avrei ma non credo di potermi dilungare qui e ora. Tra l’altro proprio stamattina ho pensato “cavoli, è già ora di iniziare a pensare al Cersaie” e mi è salita l’ansia. L’anno scorso avevo perfino pensato di non andarci più… rifletterò sulla tua domanda/provocazione, e magari un giorno ti dirò qualcosa, chissà, magari a Bologna proprio! Intanto grazie per essere tornata qui sul blog, a presto.
Sì certo, che sono io! con un mail come la mia, non ci si può confondere di certo.
Mi spiace se la mia domanda ti mette in difficoltà… certo non voleva essere una provocazione, ma un confronto con una esperta del mondo dell’arredobagno come te. se ti va di farci sapere la tua opinione in merito al cersaie e a come potrà reinventarsi, noi lettori certo non ci annoiamo a leggerti, anzi!
ultima curiosità, le frasi riportate nel tuo articolo, tipo: “Ma fino a quando le aziende potranno sostenere costi così alti per questioni di immagine?” sono citazioni? di chi? mi piacerebbe leggere di più su questo tema quindi se sai consigliarmi qualche lettura, ti ringrazio!!
un caro saluto
marta
No, no, nessuna citazione, era una mia riflessione 🙂 Mi chiedevo, visto che molte aziende magari fanno un enorme sacrificio per partecipare al Cersaie solo per dimostrare che sono ancora vive, fino a quando potranno sostenere la spesa solo per questioni di immagine. Quando magari decideranno che “tanto non ne vale la pena”. Io adoro il Cersaie, penso sia una manifestazione stupenda e ricchissima, che non debba assolutamente morire (abbiamo la fiera di settore più importante del mondo, cavoli!) ma magari se sta lentamente peggiorando dovranno inventarsi qualcosa no?
Se dovessi dirti cosa però… non saprei. Da visitatrice penso ai suoi lati negativi, come l’organizzazione degli spazi/padiglioni (io mi perdo sempre, sarò scema). Ma chissà quante cose non so e non posso immaginare, insomma. Non mi occupo di fiere, ed effettivamente non ne conosco le problematiche (e gli interessi…) che ci sono dietro. Le mie sono riflessioni, interrogativi che mi pongo.
Magari a Bologna ci confrontiamo 😉
Ciao Simona,
mi farebbe piacere, ma quest’anno il nostro studio ha deciso di partecipare a un altro evento (100% design a Londra)!
Non mancherà però occasione, il settore è così piccolo che ci incontreremo sicuramente! 🙂
alla prossima, ciao marta
Wow!!! Beh allora in bocca al lupo 🙂 e alla prossima!