Vi devo raccontare una storia ma non so bene da dove partire.
Ve la racconto mentre guido, perché mentre leggete io sto andando a Vicenza, dove passerò la mattina in compagnia di una famiglia, nella sede della loro azienda.
Non so se dirvi che questa storia inizia nel 2007 o 30 anni fa. Un po’ tutte e due. O forse le storie sono due, due storie parallele che ad un certo punto si incontrano, poi tornano ad essere parallele e poi di nuovo, si incontrano. Questa è la storia mia e di Lineabeta.
La mia
Ricordo ancora il primo rappresentante, nel 2007. Ricordo che il negozio era appena aperto e io – alle mie prime esperienze con la vendita al pubblico – cercavo dei fornitori di accessori di design per il bagno. Potrei dire che scelsi loro perché avevano una gamma completa di accessori, perché gli accessori avevano un design accattivante e anche un prezzo accessibile. Ma devo dire la verità, a me colpirono soprattutto perché il loro catalogo era tutto in veneto (anzi, vicentino)! Mi faceva troppo ridere, “troppo fuori questi” pensai! Non è mica così comune divertirsi a leggere un catalogo eh!
Io, polenterrona d.o.c., mi divertivo un sacco a spiegare ai miei clienti che i cesti per la biancheria erano i “secioni” che i portascopini erano “i skoati” e che le specchiere erano semplicemente “i speci”. E finiva spesso con marito e moglie che litigavano chiamandoli per nome… “ok, allora Longa nel tuo bagno e Butto nel mio!”
E il packaging! Ah beh che packaging ragazzi. Sono piccole (grandi) cose che si ricordano anche i clienti stessi. A volte capita che tornino dopo anni a chiedermi aggiunte e quando chiedo “ma si ricorda il nome della serie che ha acquistato, o magari il nome del fornitore?” se la risposta è “il nome mi sfugge ma so che aveva una bella scatola con un sacchetto nero di stoffa, perché ce l’ho ancora conservato” allora non mi serve altro.
… e quella di Lineabeta
La seconda storia è proprio quella di Lineabeta, che nasce più di 30 anni fa a Vicenza appunto. Un’azienda che decide di parlare la lingua della terra che le ha dato i natali. E lo fa in modo allegro, spontaneo, divertente. Non volgare o banale, perché il rischio, quando si parla di dialetti, è lì dietro l’angolo.
Un’azienda che ha scelto di parlare a voi attraverso la mia voce, chiedendomi di introdurre la sua storia sul prossimo catalogo ufficiale. Il catalogo che io stessa per tanti anni ho sfogliato alla ricerca di qualcosa di carino per i miei clienti. Un onore immenso ma anche un compito che mi mette in difficoltà perché non è semplice esprimere in poche righe tutto ciò che rappresenta un’azienda, l’identità di una famiglia, i sacrifici di una vita, la passione e gli obiettivi, le difficoltà e le ambizioni.
Ho chiesto loro di ospitarmi dunque, di andare lì, in casa loro. Perché ho bisogno di vedere con i miei occhi, di ascoltare le loro storie. Sono curiosa di scoprire da dove partono Venessia e Spriz, i Tapei in legno di rosa o teak (quanto li adoro!) e i Supioni, oppure i portascopini Bajle (e qui, quante risate con i clienti), Pesse e Vovo. Oppure la bacinella rossa che accompagna le mie lavatrici 😀
Dire che sono emozionata è poco.
Ok, ci sono, sto per entrare. Il resto spero di poterlo raccontare sui instagram, twitter e facebook. Ma se non mi sentite non vi preoccupate, vuol dire che sono stata completamente rapita…