Una delle cose più stimolanti e divertenti che mi è capitata quest’anno? Scrivere l’introduzione al Catalogo Contract 2015 di Lineabeta! Introduzione che ho deciso di riportarvi per intero – così, perché sono sadica – con l’aggiunta però di qualche immagine, perché in quel caso non potevo affidarmi come sempre alle foto. Avevo solo le parole… e tante, come potete vedere.
>>>>> Nelle puntate precedenti
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Abituata a scrivere su un blog, mi riesce ormai difficile raccontare qualcosa senza usare le immagini. Eppure le parole, questa volta, sono l’unico strumento che ho per trasmettere cosa significhi per me Lineabeta. E il fatto che ciò che scrivo non si perderà tra miliardi di pagine web, ma resterà, nero su bianco, su una pagina di un catalogo ufficiale, mi fa sentire parte di qualcosa di importante.
La stanza da bagno è un ambiente complesso, dai mille significati, mutati nei secoli di pari passo ai concetti di igiene personale, intimità, privacy, vanità. Ripercorrerne l’evoluzione – sembra incredibile – permette di svelare aspetti importanti e talvolta curiosi della nostra cultura. Mi riferisco in particolare a quanto la sua storia sia strettamente legata alla storia del costume, della società o della pubblicità. E come sia, in fondo, inaspettatamente legata alla nostra storia personale.
Una delle mie ambizioni – chiamiamolo pure sogno – è quella di scrivere un giorno un libro sulla storia italiana del bagno, raccontata attraverso le piccole e medie imprese che hanno contribuito a scrivere, oltre a quella del bagno, la storia di un paese intero.
Aziende concepite in una soffitta di famiglia, quando ancora era possibile farlo e la burocrazia non ti tarpava le ali prima ancora di iniziare.
Aziende nate in anni in cui era il concetto stesso di stanza da bagno a essere completamente diverso, e che hanno vissuto in prima persona questo mutamento partecipandovi da protagonisti.
Aziende come Lineabeta, appunto.
Sì, perché io amo le storie di famiglia e le storie aziendali, oltre a quella del bagno, e quando queste si mescolano tra loro iniziano a brillarmi gli occhi. Se tutto questo poi si intreccia curiosamente con la mia, di storia, allora si capisce il motivo per cui su questa pagina ci sono le mie parole.
Sfogliando i cataloghi Lineabeta, dagli anni ‘80 a oggi, io leggo le evoluzioni degli ultimi trent’anni. Mi rendo conto di quanto sia cambiato il modo di comunicare e presentare un’azienda. Di come oggi la forma (l’immagine) venga spesso prima della sostanza (il prodotto stesso). Non credo di essere disfattista nel notare che viviamo in un’epoca in cui senza “forma” – un catalogo importante, un bel sito internet, una promozione efficace offline e online – la “sostanza” non va da nessuna parte. E scappa un sorriso guardando i cataloghi fatti di semplici illustrazioni che oggi non verrebbero presi nemmeno sul serio, ma ieri rappresentavano solo una minima parte di quello che poteva raccontare un’azienda. Altro che concept, shooting, styling, rendering.
Lineabeta ha fatto una scelta importante: quella di parlare la lingua della sua terra dando ai suoi prodotti nomi in dialetto vicentino. Una lingua in grado di raccontare la cultura di appartenenza, di rivelare le sue radici semplici e la sua identità, di dare un significato nuovo a oggetti di uso comune, dichiarando in questo modo non solo il suo profondo amore per il territorio, ma anche la volontà, in un certo senso, di restare con i piedi per terra. Proponendo prodotti che offrano a tutti la possibilità di arredare il bagno con pezzi di design. Accessibile, democratico, ironico. Giovane, easy, frizzante. Everyday design, appunto.
Quello adatto anche a una generazione di trentenni senza certezze che non vuole perdere né le speranze né la voglia di circondarsi di cose belle, anche e soprattutto in casa.
Perché, come dicono loro, “a fare le cose belle che costano tanto sono capaci tutti”.
>>>>>> 7 stanze da bagno , 7 storie (dal catalogo Lineabeta)
Questa azienda fa parte delle realtà che hanno visto “sbocciare” la stanza da bagno. L’ha vista trasformarsi da ambiente di servizio a luogo da mostrare con orgoglio, da locale prettamente funzionale a interno da progettare ad hoc con soluzioni e investimenti importanti. Ha progettato accessori e complementi quando questi erano l’unico modo per personalizzare un bagno altrimenti anonimo. E ha continuato a farlo quando l’accessorio ha iniziato a diventare un complemento d’arredo in grado di completare in modo discreto ed elegante una stanza da bagno con un carattere e uno stile già suo.
Osservando le sue collezioni, da quelle storiche, progettate e sviluppate internamente, alle nuove proposte sviluppate in collaborazione con designer esterni, leggo anche un cambiamento importante avvenuto nel modo di fare impresa. Lo leggo nella scelta di reinventarsi puntando sul design come fattore competitivo, e lo leggo negli occhi della seconda generazione Capitanio, che inizia a muoversi oggi in un contesto radicalmente diverso da quello dei genitori.
Lineabeta c’era quando l’arredo bagno non era neppure degno di comparire sulle riviste di interior design. Ha mantenuto negli anni il forte legame con la terra in cui è nata dimostrando allo stesso tempo una forte vocazione internazionale, e oggi – il tempo di una sola generazione – parla a 50 paesi nel mondo. E continua a farlo orgogliosamente nella sua lingua.
Che poi forse è semplicemente la lingua universale di chi ama il design.
Per scrivere questa breve introduzione ho chiesto a Lineabeta di visitare l’azienda∗, di conoscerne i protagonisti e la loro bella famiglia, di avere informazioni sulla nascita e sull’evoluzione aziendale, di sfogliare vecchi cataloghi e vedere vecchie foto. La verità è che non avevo bisogno di tutto questo materiale, perché le parole le avevo già in testa. Semplicemente, tutto questo viaggio è stato una bellissima scusa per curiosare ancora una volta tra le righe della storia italiana del bagno.
Una storia ancora tutta da raccontare, della quale resto spettatrice affascinata.
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∗ Il 23 marzo scorso sono stata in Lineabeta, ho scattato qualche foto mentre chiacchieravo con Luisa (Capitanio) ed Enrico (sempre Capitanio, il nipote – animo creativo del brand). E tra cataloghi vintage e pezzi storici delle collezioni anni ’80 ti spunta all’improvviso un pianoforte – in magazzino – e un’armatura – in sala caffè -. Niente, sono proprio fuori questi qui 😉
Anzi, mi cimento in veneto: i xé proprio fora!!! (ho detto giusto? Abbiate pietà!)
2 risposte
Si, si…peccato che tutti quegli oggetti orgoglio dell’italianità intera abbiano gli occhi a mandorla…per la serie “chi nisciuno è fesso”
Augusto conosco bene l’azienda anche io! A parte io fatto che sono splendide persone e che la qualità del prodotto è alta (anche per i pochi prodotti importati) ma non intendono sicuramente fregare nessuno. Tutte le aziende oggi devono scendere a patti per alcuni prodotti purtroppo. Ma l’anima di Lineabeta è 100% made in Vicenza (ho girovagato negli stabilimenti come vedi) 🙂