Questo post è stato scritto martedì di getto, riletto mercoledì con poca convinzione, buttato nel cestino giovedì, riscritto venerdì per dargli un senso un po’ diverso e corretto sabato perché faceva ancora pena. Esce oggi cliccando “pubblica” con gli occhi chiusi, perché… beh, perché ormai non ne posso più. Non aspettatevi niente di che quindi.
Sono stata in fiera lunedì, come vi avevo anticipato. Dopo un weekend un po’ pesante ero stanca già prima di partire ma speranzosa. Con la solita lista di persone da incontrare per la prima volta o rivedere, l’elenco degli stand diligentemente compilato su Trello, piantina alla mano, reflex al collo (e quanto pesa mamma mia) e una borsa pesante sulle spalle. Oh che organizzazione, penserete voi. Per niente, vi dico. Per niente.
Sono riuscita ad uscire di casa con la stampa sbagliata del press pass e ho perso 10 minuti ai tornelli perché non trovavo sul cellulare l’originale, riuscendo poi a passare solo grazie alla gentilezza (o era pietà?) di un ragazzo che mi avrà presa senza dubbio per una deficiente.
Io non amo svegliarmi presto (lo detesto proprio, ecco) dunque per guadagnare ogni millesimo di secondo la sera prima avevo preparato tutto – ma tutto, perfino le scarpe davanti alla porta – dalla colazione già pronta, ai vestiti in ordine di apparizione, ai trucchi, alla borsa già preparata. Possibile che vado a sbagliare proprio il pass? Ma dove voglio andare, dico io.
Se il buongiorno si vede dal mattino, stica**i.
Una voce tra tante
Non mi piace dare giudizi negativi, soprattutto se questi giudizi possono poi influenzare i pensieri altrui, ed è per questo che ho aspettato che il Cersaie finisse. Da questo punto di vista avere un blog è una piccola responsabilità, eppure la mia opinione vale tanto quanto quella di un qualsiasi altro visitatore o operatore del settore. La mia è solo un’impressione personale, una voce tra tante.
È vero, quest’anno ne sono uscita un po’ delusa. Ero già partita demotivata (le premesse erano incerte) ma io adoro il Cersaie e so che trovo sempre qualcosa che mi colpisce. Eppure a fine giornata era come se non ci fossi mai stata. Non mi sono lasciata coinvolgere da niente. Magari non sono stata capace io di cogliere qualche sfumatura?
Certo, è normale per chi è del settore avere l’impressione che non cambi mai nulla, sono talmente tante le fiere che ormai è impossibile stupirsi di qualcosa. Ma io non mi aspettavo mica di vedere chissà quale novità.
Nessuna novità? Ma pensa.
Non sono d’accordo infatti con chi mi ha detto “bah, niente di nuovo, cose viste e riviste…”.
Ma scusate, ma come dovrebbero fare ‘ste povere aziende a sfornare novità, cataloghi, prodotti, idee, ogni anno? Presentarsi a due fiere in Italia e magari una anche all’estero per tentare di conquistare un mercato dove c’è ancora qualcuno che potrebbe pagarle prima di 90-120-150mila giorni? E poi, novità da vendere a chi? Agli showroom che non riescono a dare il giro alle composizioni che hanno esposto (e pagato, perché nessuno ti da più nulla in conto visione)?
Insomma, il mercato va al rallentatore, come dovrebbe assorbirle queste novità? Che poi, ormai… tra grès che imita il legno, legno che imita le piastrelle, piastrelle che imitano il marmo, water che imitano i bidet, lavabi che imitano i water… cosa si possono inventare più?
Forse dovremmo semplicemente accettare che l’epoca delle fiere-mercato è finita. Sono anni che diciamo che in fiera non si vende più, e a questo punto dovremmo anche capire che non ci si dovrebbe aspettare chissà quale nuova scoperta.
E allora, cos’è che mi lascia così perplessa?
L’atmosfera. La rassegnazione, la mancanza d’entusiasmo, l’atteggiamento.
Se la fiera è diventata ormai solo un momento di incontro o conoscenza, almeno che sia un momento allegro.
Ricordo anni in cui il Cersaie era davvero una grande festa. Musica proveniente dagli stand, risate e chiacchiere interminabili, vassoi colmi di stuzzichini e stand che sembravano cocktail bar. I prodotti erano quasi quasi un contorno.
Forse l’aggettivo che più riesco ad associare a questo Cersaie è spento. Addormentato, meglio. In attesa di cosa non saprei.
Che tristezza ragazzi.
Come potrebbe restarti impresso uno stand se quando ci entri nessuno ti saluta, nessuno ti sorride, nessuno ti accoglie? Per non parlare degli stand dove se entri con una macchina fotografica ti mangiano. – “No photo!” –
La sensazione era che nessuno avesse veramente voglia di essere lì.
Giro-giro-tondo
Sono solo io che vedo il Cersaie così dispersivo?
No, perché è imbarazzante salutare una persona frettolosamente dicendole che hai un appuntamento e passarle davanti 3 volte con aria confusa e la piantina degli stand sottosopra.
Io non ho senso dell’orientamento. E va bene. Ma se mi metti un cartellone che indica PADIGLIONE 21 poi me lo devi ripetere fino a che il padiglione 21 non l’ho raggiunto. Se no finisce che giro a vuoto 3 volte. Che poi gira e rigira ti ritrovi sempre al Centro Servizi a contemplare la piantina dei padiglioni.
Insomma una struttura dispersiva e secondo me organizzata anche un po’ ad capocchiam. Riunire i settori espositivi (arredo bagno – piastrelle – ecc…) nella stessa area già sarebbe una gran cosa ad esempio. E per quelli che come me hanno un senso dell’orientamento ehm… creativo, magari introdurre anche una segnaletica adesiva a terra!
Stiamo vedendo morire l’evento di settore più importante al mondo per partecipazione di aziende. Chi scappa a Milano (Salone del bagno), chi a Francoforte (ISH)…
E la domanda è: perché?
Tornata a casa mi è stato chiesto “allora, ne vale la pena?” Io ho mentito. Ho detto di sì, perché 1. spero fino in fondo che la mia sia un’impressione personale; 2. spero fino in fondo che la mia sia un’impressione personale; 3. spero fino in fondo che la mia sia un’impressione personale.
Incontri
La vera ricchezza di questi eventi, ed il vero motivo per cui oggi vale ancora la pena farci un salto è la possibilità di condensare diversi incontri. Ho accarezzato di nuovo i parquet in legno di Garbelotto e MasterFloor (dopo essere stata alla loro inaugurazione sabato) e scambiato quattro chiacchiere con la titolare (l’AD Renza Altoè Garbelotto), una persona squisita.
Ho finalmente conosciuto Simona Chiessi di Fuoriluogo, un movimento promotore di eventi molto singolari che legano il mondo dell’arredo bagno a quello dell’arte e del design (ve ne parlai nel post dedicato all’evento di maggio, Pret-a-porter).
E mentre chiacchieravo con un’amica mi sono spuntati dietro le spalle Sandro e Marco (Meneghello Paolelli Associati), i due giovani designer conosciuti allo scorso Salone del Bagno
E alla fine quello che ti porti via sono i sorrisi e le strette di mano. E la speranza di tornare presto a vedere questa fiera grande com’era una volta.
Ps. Tranquilli che poi arrivano anche le foto che ho scattato! Sono poche rispetto al solito ma ci sono. Le prime le trovate nel post precedente | Quelle scattate con il cellulare le ho caricate su Facebook.
Pps. Sapete cosa continua a funzionare alla grande al Cersaie? Il gioco delle tre carte.
2 risposte
Grazie Simona per aver confermato la mia intuizione.
A parte che i collegamenti Sardegna-Bologna sono a dir poco scoraggianti, le pre-interviste con i rappresentanti annunciavano proprio la tua sensazione. In sintesi “bisogna andare” e quel bisogna è accompagnando da un linguaggio del corpo che non prometteva niente di emozionante.
Ora attenderò con ansia le loro entusiasmanti visite con le proposte delle mirabolanti novità che mi son perso al Cersaie2014 😉
Restiamo in trepidante attesa eh 😉