Dal 12 febbraio e fino al prossimo 5 luglio, il Museo Marmottan di Parigi (famoso per la sua collezione di impressionisti) espone un centinaio tra dipinti, sculture, stampe, arazzi, fotografie e immagini animate in grado di ricostruire la storia della toilette dal Rinascimento fino ai giorni nostri.
Un’iniziativa resa possibile grazie all’entusiastica collaborazione di musei e collezionisti internazionali che hanno aderito, contribuendo a realizzare una mostra che per la prima volta nella storia cerca di ricostruire l’evoluzione del rito dell’igiene personale “leggendola” attraverso la storia dell’arte.
La toilette: la nascita dell’intimità
Questo è il nome della mostra, che – se seguite il blog da un po’ immaginerete – sembra fatta apposta per me. E capirete anche che la tentazione di partire immediatamente per Parigi è moooolto forte. Quante volte vi ho parlato di arte e storia del bagno? O dei legami tra forme d’arte e cultura del bagno? (Se non lo sapete vi lancio un salvagente > eccolo). E non sapete quanti post ho ancora in calendario!
La mostra si apre con alcuni dipinti risalenti al Rinascimento tra cui ‘Femme à la puce’ di Georges de LaTour, ‘Jeune femme à la toilette’ di Nicolas Régnier, “Susanna e i vecchioni” di Tintoretto – sia quella del Louvre che quella del Kunsthistorisches Museum di Vienna.Siamo nell’epoca in cui il contatto con l’acqua era ancora qualcosa di peccaminoso e pericoloso, colpevole della trasmissione di malattie. E in cui era completamente assente il concetto di intimità, o privacy. Le pratiche igieniche necessarie venivano espletate all’aria aperta, e non esisteva ancora una zona interna della casa adibita allo scopo.
Il lavaggio era un lavaggio a secco, con panni che venivano sfregati sulla pelle per pulirla dalle impurità e profumarla (per quanto possibile).
“Il bagno non è che un pretesto – queste le parole dei curatori della mostra -. E’ il nudo in realtà che viene celebrato”.
Effettivamente nel corso del XX secolo il tema della donna impegnata nella sua toletta è un pretesto molto frequente per rappresentare un nudo femminile.
La seconda parte della mostra vede finalmente i riti legati alla cura di sé e ai bisogni fisiologici spostarsi dagli spazi aperti all’intimità della camera da letto.
Nel XIX secolo finalmente la pulizia e l’igiene personale diventano più comuni e si utilizza senza problemi l’acqua. Anche se lavarsi ancora non è un fatto privato, anzi, tutti i rituali vengono svolti in presenza dei domestici (perché – come avrete capito – solo i benestanti avevano accesso a questo “privilegio”). Prendersi cura del proprio corpo aveva un vero e proprio ruolo sociale. Compare anche il bidet, ma viene utilizzato in presenza (e con l’aiuto) dei domestici (anche se mai di estranei). Siamo ancora lontani dal significato di privacy…
I soggetti iniziano però ad essere più realistici: donne che si prendono cura del proprio corpo, sedute davanti allo specchio mentre si lavano, truccano, pettinano.
Con la comparsa del “cabinet de bain” (una zona espressamente dedicata all’igiene personale all’interno della camera da letto, anche se non si può ancora parlare di stanza da bagno) il nudo inizia anche ad essere “desacralizzato”, e di questo abbiamo testimonianza nei dipinti di Manet, Berthe Morisot, Degas (di cui abbiamo già parlato qui) o Toulose Lautrec.
Le donne vengono “spiate” questa volta nella loro intimità. Spesso infatti danno le spalle all’osservatore, il quale le osserva e viene ammesso a guardare i gesti semplici, quotidiani, senza grazia o volontà di mostrarsi.
L’ultima sezione della mostra rivela una stanza da bagno più moderna e simile a quelle odierne nelle opere di artisti come Cagnaccio di San Pietro, Pierre Bonnard (noto per le sue donne alla toeletta) o Picasso, per il quale “lontano da sguardi indiscreti è permesso abbandonarsi al sogno e al piacere”.
L’innovazione concettuale più importante arriva nella seconda metà del Novecento – epoca delle prime rivendicazioni femministe-, quando Gustave Cailebotte rappresenta per la prima volta l’uomo in un nudo all’interno di una sala da bagno, ambiente prettamente femminile fino a quel momento (ce ne parlava anche Sara in questo splendido post inserendo il nudo maschile più famoso del pittore).
Sempre nell’ultima sezione trovano spazio opere (anche fotografie e locandine pubblicitarie) che mostrano un concetto di privacy e sala da bagno più legato al nostro tempo, all’estetica o alla moda. Tra queste la foto di Bettina Rheims, che chiude la mostra e racconta di una donna ormai libera di mostrarsi nuda in tutta la sua naturalezza.
“Un rapporto nuovo si instaura tra la donna e la toilette – concludono i curatori -. C’entra meno il lavarsi e il preparasi. La sala da bagno diventa un rifugio dal mondo, un tempo dove non esiste più il tempo”.
La locandina
La locandina della mostra, tratta dal sito del Museo Marmottan, dove è stato pubblicato anche il bellissimo video che riproduce il dipinto della locandina stessa (quello che avete visto in alto).
Musée Marmottan, Parigi
12 febbraio – 5 luglio 2015