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Un post sulla storia del sapone potrà sembrarvi strano. Eppure gli oggetti di uso quotidiano spesso sono per noi talmente scontati che non ci rendiamo conto della loro importanza. L’igiene personale e il diffondersi dell’abitudine di lavarsi sono stati storicamente determinanti nella sconfitta di importanti malattie quali tifo petecchiale, febbre tifoide, gastroenterite, dissenteria, ecc…più importanti anche dell’intervento di dottori e medicine. Pensiamo a tempi in cui non era così scontato e alla portata di tutti farsi un bagno.
Inteso come prodotto per l’igiene personale, il sapone ha dunque avuto un ruolo decisivo nella storia. Come affermò un chimico del XIX sec. (con cui sono d’accordissimo):
“la quantità di sapone utilizzata da una nazione indica il suo grado di prosperità e civiltà”.
La prossima volta che userete una saponetta, pensate al lungo viaggio che ha fatto per arrivare fino a voi: dalle antiche civiltà ai laboratori artigianali medievali, fino alla moderna industria della detergenza. Il sapone è molto più di un semplice oggetto quotidiano: è un simbolo di civiltà e progresso.
Ho raccolto molte informazioni sulla sua storia, e ho scoperto cose che non avrei potuto immaginare; ma partiamo dal principio.
Babilonesi, Egizi, Sumeri… e il sapone
La prima testimonianza dell’uso del sapone risale al 2800 a.C. nell’antica Babilonia. I Babilonesi utilizzavano una sostanza ottenuta dalla combinazione di grassi animali e cenere, come dimostrano incisioni ritrovate su tavolette di argilla. Questo composto veniva impiegato per la pulizia dei tessuti più che per l’igiene personale, suggerendo che la consapevolezza del sapone come agente detergente fosse ancora in fase embrionale.
Gli Egizi fecero un piccolo passetto in avanti, intorno al 1500 a.C., sviluppando una forma più avanzata di detergente mescolando oli vegetali e soda estratta dal minerale trona. Il Papiro di Ebers menziona preparazioni a base di sostanze alcaline, dimostrando l’attenzione all’igiene nella società egizia. Gli Egizi, infatti, noti per le loro elaborate pratiche di pulizia e cura del corpo, usavano questi composti non solo per lavarsi, ma anche per trattamenti medici e per la preparazione dei corpi alla mummificazione. L’igiene, per loro, aveva anche un valore spirituale, legato alla purezza del corpo e dell’anima.
Allo stesso tempo, i Sumeri, popolazione avanzata della Mesopotamia, documentarono su tavolette di argilla una formula simile a quella babilonese, ma con l’aggiunta di erbe aromatiche, suggerendo un primo approccio alla profumazione del sapone. Il loro metodo di produzione implicava una combinazione di acqua, sostanze alcaline e oli naturali.
Storia del sapone al tempo dei Romani
Nell’antichità il sapone era conosciuto, ma il suo utilizzo variava a seconda delle civiltà (a questo proposito segnalo un bellissimo libro, Civiltà in Bagno, di Lawrence Wright). Gli antichi Romani, noti per la loro attenzione all’igiene e alla cura del corpo, non utilizzavano il sapone nel modo in cui lo intendiamo oggi. Il bagno era un vero e proprio rituale sociale che avveniva nelle terme pubbliche, dove si immergevano in acqua calda, esfoliavano la pelle con sabbia o farina di fave e infine applicavano olio d’oliva, che veniva poi rimosso con uno strigile, uno strumento ricurvo in metallo utilizzato per rimuovere lo sporco dalla pelle.
Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., menziona per la prima volta il “sapo”, una sostanza ottenuta mescolando cenere e grasso animale. Egli attribuisce questa scoperta ai Galli e ai Germani, che la usavano principalmente per tingere e trattare i capelli. I Romani, tuttavia, non consideravano il sapone un elemento fondamentale per la pulizia personale, bensì una curiosità esotica proveniente dalle popolazioni del Nord Europa.
Le fonti storiche suggeriscono che i Greci, predecessori culturali dei Romani, avevano pratiche igieniche simili, utilizzando oli e polveri abrasive per detergere il corpo.
Con la caduta dell’Impero Romano, molte delle pratiche igieniche sviluppate nei secoli precedenti vennero progressivamente abbandonate in Europa. Durante il Medioevo, la diffidenza verso il bagno e il contatto con l’acqua divenne diffusa, alimentata dalla credenza che l’umidità favorisse la diffusione delle malattie. Il sapone, quindi, divenne un bene raro e scarsamente utilizzato, soprattutto nelle classi popolari.
L’Influenza araba e il sapone di Aleppo
Furono gli Arabi a perfezionare il processo di saponificazione utilizzando la soda caustica e oli vegetali, creando le prime vere formulazioni simili a quelle odierne. Grazie alle loro avanzate conoscenze chimiche, sviluppate attraverso la traduzione e l’ampliamento dei testi scientifici greci e romani, riuscirono a migliorare la qualità del sapone, rendendolo più efficace per l’igiene personale.
Focus: il Salone di Aleppo
Nato oltre 2000 anni fa nella città siriana da cui prende il nome, il Sapone di Aleppo viene prodotto ancora oggi con una formula semplicissima: solo olio d’oliva, olio di alloro, acqua e soda estratta dal sale marino. Il segreto della sua qualità sta nella lenta stagionatura, che può durare fino a un anno, durante la quale il sapone si asciuga e sviluppa il suo caratteristico colore marrone all’esterno, mantenendo un cuore verde brillante all’interno. Conosciuto per le sue proprietà lenitive e antibatteriche, è particolarmente indicato per le pelli sensibili o problematiche. Si diffuse nel Mediterraneo attraverso le rotte commerciali che collegavano il Medio Oriente con l’Europa e ancora oggi, il sapone di Aleppo è apprezzato in tutto il mondo come simbolo di tradizione, artigianalità e rispetto per la natura.
La diffusione in Europa
Durante il Medioevo la produzione di sapone fiorì in Spagna e Italia, soprattutto grazie alla presenza degli Arabi nella penisola iberica, che introdussero le loro tecniche di produzione a Siviglia e in altre città andaluse. In Italia, i mercanti genovesi e veneziani giocarono un ruolo fondamentale nella distribuzione del sapone orientale, contribuendo alla nascita di una tradizione saponiera locale. Tuttavia, l’uso del sapone rimase un privilegio dell’élite, poiché i costi elevati lo rendevano inaccessibile alla maggior parte della popolazione, che manteneva standard igienici molto bassi. La sua produzione non decollò infatti sino al XVI secolo.
Fu solo tra il XV e il XVI secolo che le città di Genova, Savona (da cui “savon” in francese – sapone) e Marsiglia (dov’è nato il celebre sapone omonimo) divennero centri della produzione saponiera artigianale. Questi saponi, spesso profumati con essenze naturali come lavanda e rosmarino, iniziarono a essere più richiesti e produssero una fiorente industria che avrebbe posto le basi per la successiva produzione industriale. Con il tempo, l’uso del sapone si diffuse maggiormente tra le classi sociali, anche grazie alla crescente consapevolezza dell’importanza dell’igiene nella prevenzione delle malattie.
Una curiosità sulla storia del sapone (chissà se è solo una leggenda): proprio a Savona, secondo alcuni testi francesi, la moglie di un pescatore scoprì per caso la ricetta del sapone, facendo bollire della lisciva di soda (una cenere) in un pentolino con olio d’oliva e ottenendone un sale (il sapone, appunto, è un sale che nasce dalla reazione chimica tra un grasso vegetale e un alcale).
Nel XV secolo a Savona si sviluppò una fiorente industria saponiera che utilizzava materie prime di ottimo livello, ma nel secolo successivo fu la Francia a sviluppare fortemente il commercio dei saponi. Luigi XIV (il Re Sole) rese la città di Marsiglia il cuore pulsante dell’industria del sapone, facendo costruire manifatture di sapone a Tolosa prima e Marsiglia poi, e fu dal porto marsigliese che partirono i primi carichi per il Nord Europa provenienti da Savona e Castiglia (Spagna). Gli inglesi infatti chiamano il sapone a base di olio di oliva “sapone di Castiglia” (anche se la ricetta originale è differente da quella del sapone francese).
La rivoluzione industriale e la produzione su larga scala
Il Sapone di Marsiglia era il frutto della lavorazione di olio d’oliva, acqua, sale e soda naturale (ottenuta dalle ceneri di una pianta di palude – la salicornia) ma dipendeva, appunto, dalla disponibilità di soda naturale e non permetteva una produzione a livello industriale su larga scala.
Nel XVIII secolo, la scoperta del metodo Leblanc per la produzione della soda sintetica rivoluzionò l’industria del sapone. Questo processo, sviluppato dal chimico francese Nicolas Leblanc nel 1791, permetteva di ottenere carbonato di sodio (soda) dal sale comune (cloruro di sodio), riducendo la dipendenza dalla soda naturale estratta da piante marine o ceneri vegetali. Grazie a questa innovazione, la produzione di sapone divenne più economica e scalabile, facilitando la nascita delle prime fabbriche saponarie. Nei primi anni del 1800 furono aggiunti alla ricetta anche altri oli vegetali all’olio d’oliva, quali olio di palma, di cocco o di sesamo.
Nel 1861, però, il metodo Leblanc fu progressivamente sostituito dal processo Solvay (conoscete la famosa Soda vero?), sviluppato dal chimico belga Ernest Solvay nel 1863 e perfezionato nel 1870. Questo nuovo procedimento consentiva di produrre carbonato di sodio in modo più efficiente e sostenibile, riducendo i costi di produzione e l’impatto ambientale. Con la conseguente riduzione del prezzo del sapone, il suo utilizzo si estese a tutte le classi sociali, trasformandolo da bene di lusso a prodotto di largo consumo.
A partire dal XIX secolo, l’igiene personale assunse un ruolo sempre più centrale nella società, soprattutto grazie ai progressi della microbiologia. Gli studi di scienziati come Louis Pasteur, Robert Koch e Joseph Lister dimostrarono la correlazione tra batteri e malattie infettive, promuovendo l’uso del sapone come strumento essenziale per la prevenzione sanitaria. Le autorità sanitarie iniziarono a promuovere campagne di sensibilizzazione sull’importanza del lavaggio delle mani e dell’igiene domestica, contribuendo a combattere epidemie devastanti come il colera e il tifo. Alla fine del 1800 il sapone era venduto in tutto il mondo, alimentando fortemente anche l’industria pubblicitaria.
Parallelamente, infatti, la pubblicità e il marketing giocarono un ruolo chiave nella diffusione del sapone come prodotto indispensabile per la cura personale. Grandi aziende come Lever Brothers (oggi Unilever) e Procter & Gamble iniziarono a produrre saponi standardizzati, investendo in campagne pubblicitarie che enfatizzavano la pulizia e la salute. Marchi come il Sapone Sunlight, lanciato nel 1884, furono tra i primi a essere commercializzati in massa, segnando l’inizio dell’industria moderna dei detergenti.
L’industrializzazione del sapone non solo migliorò le condizioni igieniche della popolazione, ma contribuì anche allo sviluppo di una maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione delle malattie, gettando le basi per le moderne pratiche di igiene personale e pubblica.
Non dimentichiamo che ancora oggi in molti paesi in via di sviluppo le condizioni sanitarie sono legate all’assenza di bagni privati e sicuri, di acqua corrente e di igiene personale. Tant’è vero che per sensibilizzare la popolazione mondiale su questo tema ogni 19 novembre si celebra il World Toilet Day… ma questa è un’altra storia, e io sto divagando.
Curiosità: nel 1906 fu ufficializzata la formula del sapone di Marsiglia originale: 72% di grassi vegetali e 28% di acqua, tuttora gli unici ingredienti del famoso sapone. A lato, una bellissima immagine illustra le saponette di Marsiglia stoccate in un magazzino di una storica fabbrica francese: La Savonnerie Rampal Latour, in vita dal 1828.
Storia del sapone: immagini vintage
Ho approfondito la ricerca, e ho raccolto in rete alcune fantastiche immagini vintage di etichette di sapone o di “spot” dell’epoca. Ne farò un post dedicato, ma intanto ne condivido alcune – ditemi se non sono bellissime:
L’evoluzione dell’industria saponiera
Durante le guerre mondiali, a causa della difficoltà a reperire materie prime naturali, vennero introdotti i saponi sintetici a base di perborato e silicati. Il primo sapone in polvere fu prodotto dalla società tedesca Henkel (già sentita, no??).
L’industria saponiera attuale è molto diversa, ma alcune aziende utilizzano ancora la formula originale per produrre il sapone. Purtroppo, negli ultimi decenni è sempre più difficile trovare un sapone naturale e non irritante, ma vengono ancora prodotti saponi di elevata qualità.
L’immagine qui sopra rappresenta l’odierna lavorazione del sapone, in una nota fabbrica fiorentina, attiva – pensate – dal 1612. Più di 400 anni di storia del sapone, raccontati dall’ Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella. Presso la loro sede, dove troviamo sia lo stabilimento produttivo sia il negozio, è anche possibile visitare un museo dedicato proprio alla storia del sapone.
Oggi il sapone è un prodotto industriale disponibile in una varietà di forme e formulazioni: solido, liquido, antibatterico, esfoliante, ipoallergenico, profumato, naturale. La produzione su larga scala ha reso il sapone accessibile a tutti, con ingredienti sempre più sofisticati per rispondere alle esigenze della pelle e alla crescente attenzione verso la sostenibilità.
Negli ultimi decenni si è assistito a un ritorno ai saponi artigianali, realizzati con metodi tradizionali e privi di agenti chimici aggressivi. Il sapone di Aleppo, per esempio, è ancora prodotto con le antiche tecniche tramandate nei secoli, utilizzando solo olio d’oliva e alloro. Anche il sapone di Marsiglia, con la sua ricetta a base di oli vegetali, è tutt’oggi molto apprezzato per la sua naturalezza e versatilità.
Inoltre, l’attenzione all’ambiente ha portato alla nascita di alternative più ecologiche, come il sapone senza plastica, le barre shampoo solide e i detersivi biodegradabili. Molti consumatori preferiscono oggi prodotti senza parabeni, solfati o profumi sintetici, dimostrando che l’evoluzione del sapone non riguarda solo l’igiene, ma anche la consapevolezza ambientale.
Conclusione: un’eredità millenaria
Dalla Mesopotamia ai laboratori moderni, il sapone ha attraversato i secoli, evolvendosi da un rudimentale miscuglio di grasso e cenere a un elemento imprescindibile della nostra quotidianità. La sua storia, intrecciandosi con la storia del bagno, riflette l’evoluzione delle società, delle tecnologie e della nostra concezione di igiene e benessere.
Oggi, se lavarsi le mani ci sembra un gesto banale, è solo grazie ai progressi scientifici, alle scoperte microbiologiche e alla diffusione di prodotti sempre più accessibili. Dietro ogni saponetta c’è un’eredità millenaria fatta di cultura, medicina, religione e innovazione, a dimostrazione che, nella storia dell’umanità, la pulizia è sempre stata molto più di una semplice abitudine: è un simbolo di civiltà.
Una risposta
…confesso che non sapevo come si facesse il sapone..!